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L'importanza della presenza dell'Ordine francescano nel "sistema-università" europeo

Oxford e Parigi, culle del Sapere di ogni tempo

Credits Ansa

E’ tempo di ripresa per tutte le università d’Italia. Ottobre segna, da diverso tempo, l’incipit per tutte quelle attività legate al sistema universitario. Le aule si riempiono, dopo il silenzio estivo, del vociare di giovani; i corridoi ricominciano ad “assaporare” l’andirivieni dei “passi perduti” ( tanto per utilizzare una locuzione di solito attribuita al famoso “Transatlantico”, il nome dell’anticamera parlamentare di Montecitorio) e, i cortili - una sorta di acquari umani, definiamoli pure così - riconoscono, nuovamente, il brulichio di zaini e volti, in attesa della famigerata ora di lezione. Questo, all’incirca, il quadro che potremmo vedere in ogni università, proprio in questo periodo dell’anno.

Ma, dopo la “prosa”, cerchiamo di approfondire i più “freddi” numeri che però delineano bene la situazione universitaria presente in Italia.Partiamo, allora, da due semplici domande: quanti studenti universitari ci sono nel nostro Paese? E quale ateneo può vantarne il maggior numero? A tal proposito, ci rifaremo ai numeri ufficiali rilasciati dal MIUR (Ministero Istruzione Università e Ricerca) per l’anno accademico 2016/2017. I corsi universitari sono 9.085, a cui si sono iscritti ben 1.681.146 giovani universitari . Gli iscritti ad un corso di laurea triennale sono 1.057.079, quelli a ciclo unico 324.412 e quelli in Specialistiche 299.655. Sulla vetta degli atenei con il maggior numero di iscritti, stravince La Sapienza di Roma, con 100.217 studenti. Al secondo posto si piazza Bologna, con 79.159 e, subito dopo, la Federico II di Napoli con 75.991. A seguire le università di Torino, Statale di Milano, Padova, Firenze. Interessante il dato che, quasi dappertutto, la maggioranza degli iscritti è di sesso femminile. A fare eccezione sono le università telematiche, i politecnici e pochi altri atenei sparsi in tutto lo stivale. Questo, oggi. Ma, tutti questi numeri, hanno una radice lontana. Anzi, lontanissima. Possiamo ben dire che non ci sarebbero stati, se non ci fosse stato San Francesco.

Spieghiamo meglio: lo stesso “sistema università” non ci sarebbe stato, se non fosse nato l’Ordine francescano. E tutto trae origine dall’Europa cristiana medioevale. Le università, che nell'età medievale iniziarono a formarsi nei primi decenni del XII secolo per continuare nel XIII secolo - tranne quella di Bologna fondata nel 1088 - furono l'evoluzione di un modello di insegnamento impartito soprattutto nelle scuole delle chiese cattedrali e dei monasteri, dei conventi. La loro fioritura fu un rilevante fenomeno culturale e sociale, iscritto nella più generale temperie che è stata definita, dallo storico medioevale Charles Homer Haskins, come Rinascimento del XII secolo. A spiegarcelo bene, è lo storico Léo Moulin, che nel suo “La vita degli studenti nel medioevo” (trad. it. Jaca Book, Milano 1992), scrive:
“L’università è una creazione del medioevo, nata dalla sua visione dell’uomo, della natura e di Dio. Qualcosa di esplicito, di originale nella storia delle civiltà quanto per esempio il canto fermo e la musica polifonica. Tutte le grandi civiltà hanno le loro liturgie e le loro cattedrali, i loro santi e i loro vangeli. Tutte hanno il senso del sacro e del religioso. Tutte hanno dato prova della loro creatività artistica, intellettuale e spirituale. Ma solo la civiltà europea del medioevo ha fondato delle università, da Bologna a Cracovia, da Parigi a Toledo, da Oxford a Uppsala”.
Parigi è l’università degli studi filosofici e teologici (nasce dalla scuola della cattedrale), in cui insegnano il domenicano Tommaso d’Aquino e il francescano San Bonaventura.Ma c’è una istituzione universitaria - che ancora oggi gode della stima di tutto il mondo - che è legata insorabilmente a una città: Oxford. E questo nome è legato, a sua volta, a due nomi francescani del Sapere: Roberto Grossatesta e Ruggero Bacone.

Nella storia della fondazione dell’università di Oxford, gioca un ruolo rilevante un un convento fondato dai frati francescani, nel 1224. I resti di questo, sono stati rinvenuti nella cittadina inglese da alcuni archeologi. Fu proprio grazie al contributo di quei frati medievali, che Oxford si è rapidamente evoluta nel centro internazionale di studio che tutti noi conosciamo. L’indagine archeologica è stata importante anche perché il convento francescano – noto come Greyfriars – ospitava alcuni dei più importanti studiosi della storia dell’Università di Oxford e, di fatto, la più ampia storia della vita accademica europea. Oltre a Bacone e Grosseta, potevamo trovare in questi luoghi nomi come Haymo di Faversham (un importante diplomatico internazionale che insegnò a Parigi , Tours, Bologna e Padova e Oxford); John of Peckham (che divenne Arcivescovo di Canterbury); Peter Phillarges (un francescano italiano ampiamente riconosciuto come Papa all’inizio del IV secolo).
Possiamo, allora, ben dire che 1.681.146 iscritti all’università italiane, difficilmente ci sarebbero stati, se nel Medioevo non fosse stato presente il “fruscio” di un saio francescano tra le scuole di Oxofrd o Parigi, città-culle del Sapere di ogni tempo.

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